Il mercato delle app esplode: nel 2021 potrebbe essere la terza economia mondiale

FONTE: https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/apple-google-mercato-app-2021-terza-economia-mondiale-smartphone/c7e5f46c-f26e-11e8-9ee1-95c4f8c44f3b-va.shtml

di Domenico Affinito e Milena Gabanelli

Ogni cittadino ha in media sullo smartphone 80 applicazioni, anche se ne usa solo la metà. Nel 2008 era un mercato che non esisteva, nel 2016 valeva 1.300 miliardi di dollari, indotto compreso, nel 2021 secondo la società di analisi App Annie, l’economia che ruota intorno alle app potrebbe diventare la terza a livello mondiale con 6.350 miliardi di dollari, e una crescita del 385% rispetto al 2016. Il numero di utenti, grazie al boom degli smartphone nei Paesi asiatici, nel 2023 toccherà i 6,3 miliardi. A livello globale a ottobre 2016, per la prima volta, gli accessi a internet da smartphone e tablet hanno superato gli accessi da Pc fisso e portatile.
I due store più grandi fanno capo proprio ai due sistemi operativi più diffusi: iOS di Apple e Android di Google Play.
Il negozio di App Google Play è quello più grande: nel 2017 erano disponibili oltre 2,8 milioni applicazioni e ha generato ricavi complessivi per 21 miliardi di dollari. Il giro d’affari del negozio di Apple,con oltre 2,2 milioni di App, ha sfiorato i 40 miliardi di dollari. Primi i cinesi con quasi 35 miliardi di dollari (+270% rispetto al 2015), seguiti da Stati Uniti e Giappone con circa 15 miliardi (rispettivamente +75% e +60% rispetto al 2015).
In testa Cina e Stati Uniti

Cina e Stati Uniti oggi si spartiscono il primato nella spesa sulle app, ma i cinesi saranno molto presto i primi al mondo, e non solo perché sono 1, 3 miliardi di persone, ma perché sono più inclini a fare la spesa con lo smartphone (tre a uno rispetto agli americani), doppiamente più propensi a trasferire denaro usando una app e ben quattro volte più favorevoli a spendere parte del proprio reddito via mobile. Come come si rifletterà tutto questo su posti di lavoro e sull’economia generale? Solo una piccola parte della App-economy è direttamente collegata al costo delle applicazioni. Nel 2017 la sola fetta riguardante l’acquisto delle app è stata di poco superiore a 86 miliardi di dollari. Tutto il resto sono acquisti, servizi e pubblicità. Ogni cittadino utilizza le App in media 3 ore al giorno. I settori più caldi sono quelli delle chat, del meteo, delle news, delle app per video streaming e dei giochi che, ormai, hanno superato il milione di titoli. Mentre oltre 2 miliardi di persone usano una delle cinque principali app social almeno una volta al mese.

Chi si arricchisce?

Quasi tutta la torta della app economy finisce nelle casse di un ristretto gruppo di aziende che si aggiudicano la maggior parte dei dowload e dei guadagni. Secondo VisionMobile, l’1,6% degli sviluppatori guadagna più del restante 98,4% che è principalmente composto da sviluppatori indipendenti. Informatici a cui viene un’idea, la sviluppano e la lanciano autonomamente negli store. Ma quel mondo funziona come internet: gli utenti guardano solo le prime app che appaiono nelle ricerche e, esattamente come nei motori di ricerca, le prime sono quelle che già sono molto conosciute o quelle che hanno pagato per stare in cima alla lista. Il 40% delle prime 100 app per fatturato in Ue e Stati Uniti, sono state create da 28 aziende europee per lo più dei Paesi del Nord Europa, dove le competenze tecniche e tecnologiche (come le connessioni 4G) si sono diffuse in maniera meno frammentata e più veloce rispetto al sud Europa.

Come va in Europa

Nell’Ue è il settore dei giochi che guida la carica, seguito da lifestyle e entertainment. Il Paese europeo che si colloca meglio nella classifica globale del maggior numero di sviluppatori«top» è il Regno Unito, terzo con il 6,3% degli ideatori di App e il 6,8% del giro d’affari. La Germania è settima, al decimo posto la Spagna, undicesima la Francia. L’Italia si piazza la 19esimo posto con l’1,9% degli autori di app e solo lo 0,1% del valore complessivo del mercato. Colpa anche della lingua: il 90% delle app italiane viene scaricato all’interno dei nostri confini. Ma prima di noi c’è la Turchia e il Vietnam, le cui lingue non sono fra le più diffuse.

Un mondo di disuguaglianze

Nonostante quello delle app appaia come un mercato nel quale l’uguaglianza è garantita (ho l’idea, la sviluppo e la vendo o la gestisco), nella pratica chi risiede in un Paese emergente o in un’economia svantaggiata fa più fatica sia a rendere visibili, sia a far fruttare le proprie app con download a pagamento o altre forme di monetizzazione. Secondo una ricerca sponsorizzata da Mozilla e condotta dal gruppo britannico Caribou Digital il 95% del giro d’affari di Google Play e App Store è concentrato in soli dieci Paesi e l’81% degli sviluppatori vive in economie ricche. I mercati emergenti convogliano, invece, appena l’1% del giro d’affari. Barriere linguistiche, scarsa visibilità, abitudine degli utenti a rivolgersi ai top developer (che dunque rientrano nella rosa dei mercati già ricchi) sono le principali barriere per chi vuole entrare in questo mondo. E la tendenza del mercato, con un maggior numero di app gratuite che a pagamento, rischia di far scomparire proprio gli sviluppatori indipendenti e più deboli a favore delle grosse realtà che possono permettersi di sviluppare app gratuite per poi guadagnare su funzionalità extra e beni virtuali. Per questo sviluppare app per conto terzi è spesso la strada più redditizia da intraprendere. Ogni app sviluppata su commissione frutta in media circa 500 dollari.

App economy opportunità o fregatura

Nessuno oggi è in grado di dire se la app economy abbia più creato o distrutto posti di lavoro: le aziende del settore cercano sviluppatori, ma poi le app sostituiscono o cambiano i servizi tradizionali con impatti importanti sul mondo del lavoro. Basti pensare a «My taxi», che ha sostituito i centralinisti. Di certo quelli che ha creato sono in larga parte pagati male e precari: sia quelle degli addetti al settore che quelli dell’indotto, ed è il caso dei «runner» che consegnano cibo a domicilio. Negli Stati Uniti, che è il mercato più avanzato, gli sviluppatori guadagnano da 85 a 150 dollari l’ora. In Italia, secondo gli Osservatori del Politecnico di Milano, oltre la metà degli sviluppatori non arriva a mille euro all’anno.

QUANTO GUADAGNANO GLI SVILUPPATORI IN ITALIA

Chi sicuramente ci guadagna sono Google e Apple che possiedono i due principali store, le autostrade sulle quali le app viaggiano. Una posizione dominante che l’antitrust dell’Ue ha deciso di punire, nel caso di Google, con una multa record di 4,34 miliardi. La colpa? L’impresa americana, che ha sviluppato il sistema operativo Android, avrebbe obbligato i produttori degli apparecchi a preinstallare Play Store (l’applicazione di Google per scaricare e installare programmi), che può essere ottenuto solo attraverso Google Search, che a sua volta può essere trovato solo con il browser di navigazione online Google Chrome, «consolidando – ha detto il commissario per la Concorrenza, Margrethe Vestager – la posizione dominante del proprio motore di ricerca e negando ai concorrenti la possibilità di innovare e di competere in base ai propri meriti».
E la mancata concorrenza danneggia il mercato e i consumatori.

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