Stato di salute dell’Italia post crisi economica del 2009

Stato di salute dell’Italia
1.Disoccupazione giovanile (Il Sole 24 Ore): Mentre l’Istat suona l’ennesimo campanello d’allarme sulla disoccupazione giovanile, le regioni provano a dare una risposta sul territorio all’invito del presidente Napolitano, che nel discorso di fine anno ha richiamato politici e istituzioni a investire sulle nuove generazioni, aprendo nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa. Le regioni mettono sul piatto nuove risorse confezionate all’interno di piani per il lavoro dallo slogan accattivante: «Giovani sì», «Più lavoro», «Più apprendi più lavori». In tutto un miliardo di euro – in più anni – da spendere in bonus per pagare l’affitto, borse di studio, incentivi alle imprese che assumono.
Iniziative lodevoli, certo, ma i budget sono pur sempre limitati dal rigore dei conti pubblici e se ci saranno tanti che potranno beneficiare dei nuovi incentivi, la lista degli esclusi sarà sempre più lunga. Bisognerebbe forse capire perchè oltre un giovane su quattro (il 28,9% secondo l’Istat) è disoccupato nonostante ci siano posti di lavoro che restano vacanti o perchè spesso la precarietà dura fino alla soglia dei 40 anni. Servono risposte e soluzioni concrete in tempi rapidi all’appello del presidente. Anche, forse soprattutto, da parte del governo.
Tra le cause della disoccupazione giovanile Sacconi accenna a cattivi genitori e cattivi maestri rei i primi di volere uno status sociale elevato per i propri figli, i secondi di insegnare materie non utili all’introduzione al mercato del lavoro

2.Crisi dei Consumi (La Repubblica): Crisi, Confcommercio conta i danni
“Consumi tornati a prima del 1999″”Un crollo del 2,1% annuo: un pauroso salto all’indietro”. Così l’associazione giudica l’effetto della recessione sul comportamento degli italiani negli acquisti nel biennio 2008-2009. Secondo l’Ufficio studi Ascom, nel 2010 le famiglie hanno adattato le loro scelte alle difficoltà ed al portafoglio ridotto e la ripresa ci sarà solo nel 2012. ROMA – Nel biennio 2008-2009, in piena crisi economica, i consumi delle famiglie italiane hanno registrato una contrazione media annua del 2,1%, compiendo un “pauroso salto all’indietro” e tornando ai livelli precedenti il 1999. E’ l’analisi di Confcommercio secondo la quale “la vera ripresa” dei consumi arriverà solo nel 2012. L’organizzazione sottolinea comunque che, nonostante il minor reddito disponibile, le famiglie si sono dimostrate “vitali e reattive”, adeguando le loro abitudini di spesa “per contenere al massimo la perdita di benessere patita durante la crisi”. Insomma meno sprechi, più attenzione al rapporto qualità-prezzo e ricorso anche a quote di risparmi.Tra le voci di consumo, nel biennio in esame, è risultata quindi in calo innanzitutto la spesa per le vacanze (-3,2%). Ma è diminuita anche quella per i pasti in casa e fuori casa (-3,2%), la mobilità e le comunicazioni (-3,1%) e l’abbigliamento (-3,1%). Al contrario hanno tenuto le spese per la salute (+2,5%), per elettrodomestici e IT domestico (+2,4%) e quelle per beni e servizi per la telefonia (+0,4%).
Secondo Confcommercio, i tempi di recupero del terreno perso si prospettano ora “lunghissimi”. Infatti, guardando alla spesa delle famiglie e agli occupati, “si capisce che la modesta ripresa non si è trasmessa ancora al mercato del lavoro. Senza una maggiore occupazione difficilmente si osserverà una curva crescente nella spesa reale per consumi. E senza consumi difficilmente ci sarà una ripresa solida”, sottolinea l’associazione.
Per il 2010 Confcommercio stima infatti un “modesto” +0,4%, seguito da un +0,9% quest’anno e da una “vera ripresa” dei consumi nel 2012, con un +1,6%. Nell’analisi di lungo periodo (dal 1992 alle previsioni per il 2012), le abitudini di spesa mostrano cambiamenti profondi.
Aumenta di cinque volte la spesa per beni e servizi di telecomunicazioni (cellulari, abbonamenti telefonici e internet, ecc.) rispetto a quella per la mobilità (acquisto di auto e spese di esercizio, carburanti, ecc.). E si modifica il rapporto tra pasti in casa e fuori casa: in pratica, nel 2012 per ogni euro speso per l’alimentazione domestica si spenderanno altri 50 centesimi per consumazioni fuori casa.

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